Cari amici che ci seguite, in un nostro precedente articolo vi avevamo parlato del Palacio Barolo e la sua storia.

Oggi ho avuto l’occasione di fare una visita guidata notturna al suo interno e devo dire che sono rimasta entusiasta e affascinata.

Siamo arrivate alle 19.45 come chiesto dall’organizzazione che fa queste visite guidate e una signorina molto gentile ci ha fatto pagare il biglietto: 250 pesos per i residenti e 340 per i non residenti.

Munite di cartellino aspettiamo nella hall del palazzo guardandoci gli uni a gli altri, curiosando l’architettura interna e aspettando la guida.

IMG-20151211-WA0027Chiedo a Carolina di fare foto qui e là e di non sottovalutare i dettagli… ad un certo punto vediamo apparire da un ascensore un ragazzo con un capello anni ’20 che ci saluta cordialmente e comincia a spiegarci in che anno è stato costruito, da chi e la cosa più importante che tutto l’edificio è stato ispirato alla Divina Commedia di Dante. E proprio mentre stiamo per salire su uno degli ascensori datato anni 20 con porte in ferro battuto e l’interno in legno pitturato di bordeaux, appare Dante sulle scale, recitando uno dei sui versi…IMG-20151211-WA0013

Non entro nei dettagli storici della costruzione perché come già detto prima, abbiamo spiegato tutto questo nel nostro precedente articolo, d’altro canto vi spiegherò alcune curiosità dell’interno che ci sono state raccontate durante la visita..

L’ubicazione non è stata scelta a caso, Barolo scelse quella proprietà perché era situata alla numerazione 1370…e Dante visse tra la fine del 1200 e inizio 1300…

Tutto l’edificio misura in altezza (fino alla punta del faro) 100 m d’altezza quali sono i cantici della Divina Commedia, diviso in tre parti come i gironi: Inferno, Purgatorio, Paradiso, (il faro rappresenta l’Empireo), 22 i piani così come le strofe dei versi di questa ineguagliabile opera. L’edificio si divide in due blocchi con 11 uffici per blocco in ogni piano dell’edificio, il numero rimanente, il 22, corrisponde alla metrica utilizzata da Dante per i suoi 100 cantici. Tra le tre divisioni della Divina Commedia, Inferno, Purgatorio e Paradiso, si compie la relazione pitagorica che determina il numero PI greco (3,14); questa relazionec’è anche nell’edificio:  22 piani diviso i sette ascensori presenti nel palazzo da, come risultato, esattamente 3,14.

Il cerchio si associa perfettamente al edificio il quale è pieno di forme curve al suo interno, compresi i muri, che compiono con la relazione che determina il numero pitagorico Pi.

Il passaggio centrale del Palazzo Barolo in pianta bassa rappresenta l’inferno ed è formato da nove volte che rappresentano l’Inferno. In ogni volta trasversale così come in quelle laterali ci sono scritte in latino e quattordici citazioni di diverse opere e scrittori, mantenendo così il numero che si ripete sempre attraverso la Divina Commedia. Tra le volte trasversali e sopra le colonne troviamo quattro lampade sostenute da quattro condor e due dragoni, due maschi e due femmine alternati che rappresentano i principi alchemici,il mercurio, lo zolfo e il loro significato attribuito.IMG-20151211-WA0014

Nel centro troviamo una statua di bronzo raffigurante un condor che porta in paradiso il corpo di Dante. Non è l’originale che é in possesso di un collezionista che non vuole venderla ai proprietari del palazzo.

Questa statua avrebbe simboleggiato l’ascensione di Dante attraverso il Purgatorio fino in Paradiso  passando per la la Croce del Sud che si allinea ogni 1 di giugno sopra il Palazzo Barolo. Ma non fu possibile dato che le ceneri di Dante non uscirono mai da Ravenna dov’è seppellito.

I piani superiori e la cupola simboleggiano i sette gironi del Purgatorio e il faro simboleggia il Paradiso e Dio. Le candele del faro rappresentano i nove  cori angelicali e la rosa mistica.

Nell’edificio non potevano mancare anche i colori simboleggianti la bandiera Italiana: Il rosso nei pavimenti dell’entrata, il bianco all’esterno e interno e il verde nelle tegole del tetto.Si dice che Luigi Barolo e Mario Palatini (l’architetto) appartenessero alla Loggia Fede Santa che fu formata dai Templari ed è per questo che all’interno dell’edificio ci sono vari simboli massonici, come le piastrelle del pavimento nella volta centrale dove si trovano gli ascensori e le scale, che sono quadrati bianche e neri che nella simbologia massonica rappresentano il bene ed i male, la “A” dell’ascensore che è un compasso, altro simbolo massonico e la punta della lancetta dei piani dell’ascensore che è un fiordaliso, ancora un simbolo massonico.

Tutte queste curiosità fanno meno pesante e più emozionante la salita ai piani superiori dedicati al Paradiso… sei piani su per una scala a chiocciola sempre più stretta e per me sempre più faticosa, ma quando arriviamo al Paradiso… la vista è spettacolare. Ore 20.15, il sole tramonta su questa meravigliosa e caotica città piena di colori delle luci delle macchine, dei monumenti e dei palazzi tutt’intorno.

E Dante continua a passeggiare insieme a noi come un fantasma intrappolato nel tempo…

In lontananza il Rio de la Plata… chissà se Barolo si arrampicava la su e con sguardo malinconico sognando la lontana terra natia, così come molti immigranti, mia madre compresa che andava al porto di Buenos Aires a vedere arrivare e partire le navi per l’Italia e pensando  quando sarebbero potuti tornare…io la chiamo la maledizione della nostalgia dell’emigrante.

Altri piani di scale, sempre più stretti e bui, e arriviamo al faro che illumina la città e che era stato istallato per congiungersi con la sua luce al Palazzo Salvo sull’altra sponda del fiume, a Montevideo.

Ci sediamo ordinatamente su un bordo di legno appoggiato ai vetri che circondano il faro. Ci dicono una e più volte che dobbiamo sederci su quel legnetto e non sul vetro e credo immaginiate il motivo!

La serata è calda, oggi ci sono stati 38 gradi, e dulcis in fundo la guida simpaticona, accende il faro e comincia a farlo girare! Ovviamente ci avverte di chiudere gli occhi quando ci punta, per non rimanere abbagliati. La sua luce è fortissima, e il calore è insopportabile, ma credetemi, l’emozione di essere lì sopra mi fa battere forte forte il cuore. Da ragazza passavo spesso davanti a questo edificio diventato monumento storico, e mai e poi mai l’avevo notato. O meglio a dire, lo confondevo con tanti altri edifici architettonicamente armoniosi e belli che ci sono a Buenos Aires. Ho scoperto la sua storia e fascino l’ultima volta che venni in Italia, nel 2007 e comprai una guida della città molto interessante perché oltre le solite visite ai soliti luoghi e monumenti offriva le alternative di una Buenos Aires sconosciuta perfino agli stessi locali. Tanto è vero che oggi mentre commentavo di questa visita ad una mia amica, nata e vissuta sempre qui, non sapeva di cosa stessi parlando.

Torniamo alla nostra visita.

Scendiamo due piani e ci troviamo in un terrazzo dove si può apprezzare da vicino il dettaglio del tetto, anche se ormai e quasi buio si vedono le tegole alla francese verdi e sopra la cupola del faro un asta con il giglio fiorentino in omaggio alla città che diede i natali a questo famoso poeta italiano.

Scendiamo con l’ascensore alcuni piani e ci portano a vedere come erano gli uffici negli anni ’20. Degustiamo un buon vino Malbec del 2014 con delle olive ripiene di prosciutto crudo (salatissime! forse per reintegrare i liquidi sudati salendo scale e facendo il bagno turco con la luce del faro).IMG-20151211-WA0030

Siamo sempre in compagnia della guida, di Dante che ci recita in un italiano “quasi” perfetto ” In mezzo del cammin di nostra vita…”, e di un altro ragazzo che esce da uno degli uffici.

Mobili antichi, telefoni dell’epoca appesi al muro, scrivanie e capelli da uomo e donna anni ’20 sopra un mobile, e ritagli di articoli appesi ad un muro…ed uno di questi articoli attira la mia attenzione. Due ragazzi, sulla trentina somiglianti alla guida e all’altro ragazzo uscito dall’ufficio. Erano loro!!! Bisnipoti di uno dei primi proprietari degli uffici del Palazzo Barolo negli anni ’20!

Simpaticissimi, molto affabili e alla mano ci hanno portato in un mondo di favola incantato. Quando dico che scrivo un blog sull’Argentina per gli italiani subito mi hanno dato il loro bigliettino da visita per mandarle questo mio che scrivo e il precedente articolo.

Insomma, più che continuare a spiegare, forse è meglio ammirarlo dalle foto che ha fatto Carolina: la bellezza di un palazzo che fa onore a Dante Alighieri e la sua Divina Commedia.

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