colectivoDa piccola mia madre mi portava in giro per tutta la città di Buenos Aires mentre sbrigava i suoi impegni, viaggiando quasi sempre in ” colectivo” (l’ autobus). Quando riuscivamo a sederci perchè erano stracolmi di persone che uscivano dai loro lavori, mi incitava sempre a guardare “per aria”.

Mi diceva: “Guarda Vivianina, Buenos Aires ha un mondo da scoprire anche in cielo”.

Così mentre il ” colectivo ” faceva il suo percorso, sopratutto quando ero dalle parti del centro, mi abituai a guardare in alto scoprendo dei lavori architettonici meravigliosi.

Allora comunque ero una ragazzina che solo apprezzava con lo sguardo, senza avere la curiosità di scoprire di più;  chi fosse l’ architetto di quel palazzo, a quale famiglia appartenesse la sua storia.

Già adulta e dopo vari ritorni nella mia amata Argentina con le mie figlie, diedi loro lo stesso consiglio che mi diede mia madre.

Un giorno camminando per il centro trovai una guida su Buenos Aires. C’era un capitolo dedicato ai palazzi più famosi di Buenos Aires. Cominciai a leggerlo con avidità e scoprì tante cose ancora più sorprendenti che mi indussero a visitarli.

palacio barolo sepiaTra questi capolavori davanti al quale passano milioni di argentini nel suo corri corri senza mai guardare in cielo e soffermarsi, non per altro ma soltanto per la fretta quotidiana, c’è il Palacio Barolo (palazzo Barolo), vero e proprio monumento al poeta Dante Alighieri e la sua visione dell’universo, presenti in molti dettagli della sua struttura.

Le sue tre parti strutturali alludono all’ Inferno, Purgatorio e Paradiso; i suoi cento metri, ai cantici della commedia, e i suoi 22 piani, alle strofe.

Il circolo era la figura più perfetta per Dante che divise Inferno e Cielo in gironi e per questo motivo la struttura circolare che rappresenta gran parte del disegno del edificio Barolo s’ ispirò al idea originale del poeta.

In cima ha un faro che ogni  anno il 4 giugno, dalle 19.45 alle 20 si allinea con la costellazione della croce del sud, creando simbolicamente una porta di accesso al paradiso.

Qualcuno sostiene che questa porta sia reale: si racconta che nel 1955 un portinaio del palazzo, tal Remigio Lattuda, salì fino al faro proprio in quel momento.

Il giorno dopo trovarono soltanto i suoi vestiti.

L’ architetto fu l’ italiano Mario Palatini che eseguì il lavoro per conto del suo compatriota Luigi Barolo, magnate dell’ industria tessile giunto in Argentina alla fine del 1800. Inaugurato nel 1923, fu fino al 1935 l’edificio più alto di Buenos Aires. In quell’anno fu inaugurato un altro edificio famoso: Il Kavanagh (noto purtroppo anche per la morte di Cristina Onassis).

Alto quasi 100 metri, fu il primo edificio di tale altezza costruito in cemento armato. Sulla sua sommità, al ventiduesimo piano c’è un potentissimo faro di 300mila candele, che secondo le intenzioni del committente doveva servire per incorniciare con la sua luce la foce del Rio de la Plata,  come benvenuto per i visitatori che arrivavano in nave dall’oceano atlantico. Palazzo Barolo ha un suo gemello a Montevideo: nella centralissima avenida 18 de julio c’è Palazzo Salvo,  anche lui dotato di un faro ugualmente potente. In entrambi i casi il faro poteva cambiare il colore dei suoi fasci luminosi, per poter comunicare alla cittadinanza messaggi diversi.

Nel 1923 il faro fu usato per comunicare agli abitanti di Buenos Aires (e dintorni!) il risultato del incontro di Box tra Luis Angel Firpo e Jack Dempsey, che si svolgeva a New York. Il bianco avrebbe indicato la vittoria del nordamericano Dempsey, il verde dell’argentino Firpo. Ci fu un momento dell’incontro in cui Firpo fece addirittura uscire dal ring Dempsey, che ci rimase per 19 secondi. Il faro si accese di verde. Ma Dempsey risalì sul ring e mise KO Firpo: dopo pochi istanti il faro cambio il colore del suo fascio, da verde a bianco, annunciando la vittoria dello yankee.

vista da palacio barolo

La vista mozzafiato di Buenos Aires dalla sommità di Palazzo Barolo: a 360 gradi sulla città!

Restaurato in preparazione dei festeggiamenti del bicentenario della Repubblica Argentina (che fu nel 2010),  il 3 ottobre 2009 fu riacceso brevemente come anticipazione ai festeggiamenti stessi,  durante un concerto del pianista Horacio Lavandera. Alle 10 di sera, mentre eseguiva la Danza de la moza donosa , di Ginastera e Mi Buenos Aires querido –  tornò ad avverarsi la visione dell’imprenditore Italiano Barolo, che aveva sognato l’edificio nel 1919: unire con un fascio di luce le due sponde dell’immenso Rio de la Plata, con i fari di entrambi i palazzi, Barolo e Salvo.
Il restauro fu reso possibile dai contributi delle imprese private, dei 240 condomini e della ambasciata Italiana.
Da quella notte il faro si illuminò ogni 25 del mese, fino al 25 maggio 2010, bicentenario dell’Argentina

Fu anche il primo edificio “intelligente”: anticipando i tempi infatti, già nel 1920 aveva una propria centrale elettrica, che lo rendeva autosufficiente.

Per costruire questo storico edificio fu necessario chiedere un permesso speciale perché  la sua altezza superava di quattro volte quella permessa allora agli edifici in detta zona.
Luigi Barolo non ebbe la fortuna di vederlo ultimato: egli morì  a 52 anni, un anno prima della sua inaugurazione in circostanze sospette. C’è chi sostiene si sia suicidato per il dispiacere per la lentezza con cui procedevano i lavori (voleva inaugurarlo nel 1921, a 600 anni dalla nascita di Dante) e per il furto di una statua fatta da Palanti e che rappresentava Dante che ascendeva in cielo.

La statua stessa ha una storia misteriosa e intrigante: nonostante fosse stato possibile realizzarla nelle fonderie argentina, fu fatta a Trieste. Rubata, ricomparve moltissimi anni dopo, nelle mani di un collezionista privato. Egli rifiutò sempre decisamente le varie offerte dei proprietari del palazzo per riacquistarla, come fece poi la sua vedova. Scomparsa nuovamente, fu fatta a pezzi e fusa: si dice che per nascondere il segreto del suo contenuto.

Un altra peculiarità è la sua cupola di sedici metri di diametro e disegnata prendendo come modello il tempio Rajarani, a Bhubaneshvar, costruito in India tra il XII e XIII secolo.

palaciobarolo hoyL’edificio ha due entrate, per visitarlo basta arrivare  quasi alla fine della centralissima Avenida de Mayo all’angolo con la Avenida Hipolito Yrigoyen. Si può soltanto vistare la galleria a pian terreno perché la maggior parte degli appartamenti e spazi interni sono privati.