Recarsi in panetteria a comprare medialunas e tortitas è un rito abituale per gli argentini, il consumo di queste prelibatezze è un vero e proprio distintivo nazionale.
Le facturas (termine utilizzato per indicare generalmente i prodotti della pasticceria argentina; dal latino facere, creazione o risultato di un lavoro) si magiano a colazione, ma soprattutto a merenda: a metà pomeriggio a un argentino non si nega un vassoio di facturas da consumare mentre beve mate, café con leche (un vero e proprio caffelatte), the con leche (the con latte) o un submarino (una sorta di cioccolata calda: una tazza di latte bollente servita con accanto una piccola tavoletta di cioccolato, che va immersa e lasciata sciogliere). Sono vendute nelle panaderías (fornai) ed il prezzo si determina per dozzina, sebbene siano acquistabili anche per unità.
Sembra che le facturas siano nate alla fine del XIX secolo, quando il governo argentino aprì le frontiere agli immigrati europei con la speranza di popolare il Paese di mano d’opera specializzata e professionisti d’alto livello. Però coloro che arrivarono non erano architetti, ingegneri o medici. Erano gente di campagna e artigiani di bassa estrazione sociale, con scarse risorse economiche e nessuna educazione alle spalle. Gran parte era di origine italiana, e portava con sè una professione quasi sconosciuta: il mastro fornaio. La factura come la si conosce in Argentina, infatti, è prodotta dalla combinazione di ricette tedesche, francesi e italiane.
Con immigrazione tedesca in Argentina non ci si riferisce solo ai flussi provenienti dalla Germania, ma comprende diverse zone d’ Europa come Austria, Francia, Svizzera, Lussemburgo Russia, Polonia, Ungheria, ex Jugoslavia, Romania. L’influenza culturale ebbe un grande impatto sulla tradizione gastronomica: iniziarono a comparire le medialunas (Halbmond), che possono essere a base di burro o grasso animale; le berlinesas (Berliner) sono simili ai Krapfen; i piononos. I nomi originali di questi dolci furono presto cambiati poichè risultavano di difficile pronuncia agli ispano parlanti, e le ricette con il tempo sono state adattate al gusto argentino, pur mantenendo un forte legame con le loro origini.
All’inizio in Argentina non c’era distinzione tra panettiere e fornaio-pasticcere, dunque quest’ultima figura prese piede velocemente, ed aumentò tanto che il primo sindacato argentino fu proprio rappresentante di questa categoria, sia perchè la maggior parte, di origne europea, si sentiva affine alle idee anarchiche, sia perchè il lavoro notturno facilitava l’organizzazione di riunioni ed attività segrete. Istituito da Enrico Malatesta, anarchico italiano giunto a Buenos Aires nel 1885, vide molti esponenti spagnoli, italiani e tedeschi, che dall’Europa portavano nuove idee politiche e sindacali, i più erano socialisti e anticlericali.
E’ plausibile chiedersi cos’abbiano a che fare socialismo, anarchia e insurrezioni popolari con dei dolci…In realtà molto. I fornai che avevano aderito al sindacato, in segno di protesta durante uno sciopero di dieci giorni (conclusosi poi a favore della classe operaia), modificarono con ironia e sarcasmo la forma di molte facturas rinominandole “vigilantes” e “bombas” per prendersi gioco di polizia e militari, o “bola de fraile” (“palla di frate”, e di quale palla si parli è chiaro a tutti…), “sacramento” e altri ancora come burla nei confronti della Chiesa. E questi nomi sono tutt’ora di uso comune.
Molte altre facturas non sono state ribattezzate con toni irrisori, nonostante la loro creazione sia frutto di una punzecchiatura. La più conosciuta tra queste è la medialuna, simile nell’aspetto ad un croissant. Sembra che la sua origine sia molto antica, e di fatto nemmeno il nome è stato alterato: agli inizi del ‘500 Vienna subì l’invasione turca. La protesta della gente nei confronti di questa presenza forzata fu davvero particolare: nelle panetterie iniziarono a comparire dei morbidi dolci a forma di mezzaluna, che rappresentavano proprio la mezzaluna simbolo dell’ Islam. Era una provocazione blasfema e offensiva: la gente camminava e si affacciava oltre le mura, sugli accampamenti militari masticando l’emblema del nemico, evidentemente infastidito dal gesto.