Ho alcuni amici venezuelani e con tutto quello che sta accadendo nel loro paese ora, hanno tutto il mio sostegno.

Scrivono spesso su Facebook con molto orgoglio e amor patrio frasi sul libertador de América Simon Bolivar.

Tanto di capello e ne vado fiera pure io come latinoamericana.

Come argentina invece, sento il profondo rammarico  che un nostro eroe, il generale José de San Martin, non abbia le stesse glorie ed onori nei libri di storia internazionale e  dagli stessi argentini.

Vi parlerò del General José de San Martin.

Le sua campagne militari furono decisive nell’indipendenza Argentina, ma anche in quella del Cile e del Perú.

Nacque in Argentina a Yapeyu nel 1778 nella provincia di Corrientes . A otto anni si trasferì con la famiglia in Spagna, a Malaga dove fu  inviato in un seminario dove studio francese, latino, castillano, disegno, poetica e retorica, ballo, matematica, storia e geografia e anche scherma.

Sempre in giovane età verso gli undici anni entrò come cadetto nel reggimento di Murcia. Da li a poco prenderà parte attiva in numerosi combattimenti in Spagna e nel Nord Africa, oltre che nelle battaglie  della guerra tra Francia e Spagna e già con i gradi di Tenente colonnello si meritò una medaglia al valore per la sua eroica partecipazione nella battaglia di Bailen nel 1808.La_Rendición_de_Bailén_(Casado_del_Alisal)

 

Anche se lontano dalla sua terra, il giovane tenente San Martin, non dimenticó le sue origini e rimase sempre informato sugli avvenimenti del Rio de la Plata e così quando seppe dei fatti che portarono alla rivoluzione de 25 Maggio 1810  (inizio della Rivoluzione Argentina contro gli spagnoli) decise di tornare in patria e mettere la sua esperienza al servizio della nascente rivoluzione americana.

 

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In Spagna si era messo in contatto con i circoli liberali e rivoluzionari che guardavano con simpatia la lotta per la emancipazione americana. Così decise di partire da Cadice per Londra, città dove fioriva la rivoluzione industriale e, alla sua ombra, fiorivano anche le idee liberali, soprattutto a livello economico ma anche politico. Ivi prosperavano molti gruppi rivoluzionari come “Gran Hermandad Americana” (Grande Fratellanza Americana), una loggia  fondata da Francisco Miranda, patriota venezuelano che si proponeva di liberare l’america con l’aiuto finanziario degli inglesi. San Martin si fermò quattro mesi a Londra dove prese contatti con i membri de la “Hermandad” sopratutto con Andrés Bello e con personaggi vincolati al governo brittanico, come James Duff e Sir Charles Stuart i quali  li fecero conoscere il piano Maitland, un manoscritto dove si spiegava il piano elaborato da Thomas Maitland nel 1800 dove consigliava di prendere la città di Lima, Peru, attraverso il Cile per via marittima.

Il Generale San Martin tenne molto in conto questa idea per la Sua campagna “libertadora”.

Prima di proseguire, esprimo una opinione personale, forse banale e ovvia: le cose non sono cambiate molto da allora, vero?

Sicuramente gli inglesi non avevano interessi puramente umanitari per aiutare a liberare l’ America Latina…

Comunque… San Martin finalmente arrivò in patria nel 1812. Riusci a fare  rispettare il suo grado militare di Tenente Colonnello e le fu affidato un reggimento per custodire le coste del Paraná che venivano spasso attaccate dagli spagnoli che erano a Montevideo. E fu così che nacque il reggimento di ” Granaderos a Caballo” (Reggimento di Granatieri a Cavallo). Lo stesso San Martin disegnò le divise e le insegne del nuovo corpo militare.

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La situazione politica a Buenos Aires non era delle migliori in quel momento.  Governava un Triunviro ed il potere vero era nelle mani del segretario del governo, Bernardino Rivadavia, che stava sviluppando una politica economica centralista fomentando il libero commercio ma allo stesso tempo controllava il porto e dogana pregiudicando le provincie del interno.

Così appena arrivato si mise in contatto con i gruppi oppositori al Triunviro, capeggiati dalla “Sociedad Patriótica” (Societá Patriotica) e fondò, con i suoi compagni di lotta, la Loggia Lautaro, (nome che prese da un capo indiano araucano ribellatosi agli spagnoli nel XVI secolo) una società segreta con gli obiettivi dell’indipendenza e Costituzione Repubblicana.

Nell’ottobre del 1812 San Martin e le sue truppe  marciarono verso la Plaza de Mayo (allora chiamata Plaza della Victoria) esigendo ed ottenendo la rinuncia dei triunviri ed in un suo documento San Martin concludeva: ” …non sempre la truppe sostengono i governi tiranni.”

Con la battaglia di San Lorenzo nella provincia di Santa Fe nel 1813 San Martin accresce il suo prestigio e oramai colonnello, le viene affidato il commando del esercito del Nord (1814) sostituendo il General Belgrano.

San Martin accettò ma chiese di ritirarsi nella provincia di Cordoba (centro Argentina) per recuperare un po di forze (soffriva di forti attacchi d’ulcera) e per delineare le basi della nuova strategia militare dato che aveva fatto sapere alle autorità dovute che era inutile insistere per la via dell’Alto Perú. La sua strategia consisteva nell’attraversare la cordigliera delle Andi, liberare il Cile e da li con le navi arrivare a Lima (Perú). Una volta ristabilito fu nominato goverantore di Cuyo (così era chiamata la regione di allora che comprendeva le attuali province di Mendoza, San Juan, San Luis y La Rioja). Allo stesso tempo che iniziava i suoi preparativi per  campagna così ambiziosa non trascurò i doveri come governatore e incentivò l’agricoltura, sviluppò l’ educazione e creò un sistema impositivo ugualitario dove pagavano le tasse quelli che più avevano.

Tutto il popolo “Cuyano” diede il suo contributo per approvvigionare l’esercito delle Ande. E proprio lo stesso Generale diede l’esempio riducendo il suo stipendio a metà…. (proprio come adesso i politici, vero???)

Nel 1817 cominciò la sua campagna….attraversare le Ande per liberare America.

Liberò il Cile con le battaglie di Chacabuco e Maipù, poi utilizzando la flotta organizzata e finanziata in parte  dal governo cileno ( quello argentino ne finanziò una parte) nel 1820 partì dal porto di Valparaiso, Cile, per giungere davanti alle coste peruviane ed inoltrandosi accerchiò il Vice re. Nel luglio del 1821 dichiarò l’indipendenza del Perù. Qui venne formato un governo indipendente che nominò, contro il suo volere, il generale San Martin  “Protection del Perù” (Protettore del Perù). Alla fine accettò l’incarico perché il popolo insisteva e per i consigli del suo amico e segretario Bernardo de Monteagudo che gli ricordò che il pericolo e minaccia delle forze del Vice re non erano cessate.

 

Questo gran uomo oltre che condottiero fece abolire in Perù la schiavitù e i servizi personali quali quelli degli indiani del luogo per le piantagioni o per servitù, garantì la libertà di stampa e culto, creò scuole e la biblioteca pubblica di Lima.

Mentre San Martin portava a vanti la sua campagna liberatoria dal Sud, il patriota Simón Bolivar la stava eseguendo dal Nord.

Un sottotenente di Bolivar, il generale Sucre chiese a San Martin il suo aiuto per la campagna in Ecuador. Il generale argentino invia 1600 soldati che parteciparono vittoriosamente garantendo la liberazione di Quito. E finalmente qui i due ” Libertadores” decisero di unirsi. L’incontro si fece tra il 26 e 27 luglio 1822 nella città di Guayaquil.

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C’erano molte differenze politiche tra essi e mentre il generale San Martin era dell’idea che ogni popolo liberato decidesse con libertà il suo futuro, Bolivar era invece interessato a controllare personalmente la evoluzione politica delle nuove repubbliche.

E forse qui lo snodo di perché uno sia famoso mondialmente come il liberatore delle Americhe, mentre l’altro sia rimasto quasi all’oscuro: perché un altro argomento polemico fu CHI sarebbe stato a condurre il nuovo esercito portatore d libertà. San Martin propose che fosse Bolivar a dirigerlo. Questo invece disse che non avrebbe mai potuto avere tra le sue truppe e da subordinato un Generale delle qualità e capacità come quelle del Generale San Martin.

E allora, San Martin decise con molta modestia e umiltà ma con grande rammarico  e drastica decisione di ritirarsi da tutti i suoi incarichi e lasciare le sua truppe a Bolivar e rimpatriare.

Arrivato a Lima, Perù dopo l’intervista con Bolivar rinunciò al suo carico di Protector del Perù.

Disse: “La presenza di un militare fortunato, per più distaccato che sia è temibile agli stati nuovi che si costituiscono. D’altra parte sono già stanco e annoiato di sentir dire che voglio farmi sovrano. Sempre sarò pronto a fare l’ultimo sacrificio per la libertà del paese, pero in virtù di semplice cittadino e non oltre. In quanto alla mia condotta pubblica i miei compatrioti divideranno le loro opinioni; i figli di questi vedranno il vero fallo.”

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Fin qui la storia di come San Martin si fece “rubare” lo scettro di Libertador de America da Simon Bolivar.

Sin da quando studiavo a scuola la storia di questo grande personaggio storico argentino, mi commosse.

Visse con dignità e povertà e non si lasciò ingolosire di poteri e denari tant’è che morì solo e in povertà in Francia.

Potrei continuare a raccontarvi la sua storia dopo questo trapasso del comando che a mio avviso è molto interessante, ora che lo leggo da grande, donna matura e senza l’obbligo dell’interrogazione a scuola e scorrono davanti ai miei occhi le sue vicissitudini come un film romantico e melancolico dove il buono alla fine viene ignorato da tutti.

Così fu per lui in un certo senso fino dopo la sua morte il 17 agosto 1850. Nel suo testamento chiese che la sua spada fosse consegnata ad un altro generale argentino, Rosas, “per la fermezza con la quale sostenne l’onore della repubblica contra le ingiuste pretese degli stranieri che cercarono di umiliarla” e che il suo cuore riposasse a Buenos Aires.

Fu soltanto nel 1880 che i suoi resti poterono riposare in patria  portati dall’allora presidente Avellaneda.

Oggi riposano nella Cattedrale di Buenos Aires piantonati giorno e notte da due “Granaderos”, il reggimento che egli stesso creò.

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