cuore fileteadoIl lunfardo è un gergo nato a Buenos Aires durante la seconda metà del XIX secolo con l’approdare delle immigrazioni europee, sopratutto italiana e spagnola che si assediarono nei quartieri più poveri e di bassa classe sociale.

Molte delle sue espressioni sono derivate dal unione delle due lingue (che diede vita al cocoliche), dal linguaggio ” gauchesco”, senza escludere alcune influenze del francese, inglese, portoghese, e termini delle lingue autoctone come il “mapuche ” , “guaranì” e quechua e persino alcune parole di origine africana.

Lunfardo deriva da Lumbard, il termine con cui gli emigranti francesi in Argentina definivano gli italiani: l’emigrazione di numerosi italiani dall’Italia del nord alla Francia aveva creato un alone di diffida nei francesi che erano soliti definire gli italiani “Lumbard” spregiativamente.

Il termine fu ripreso dagli Argentini e trasformato via via in Lunfard, Lunfardo intesi come malavitosi, ladri. Ecco perchè il Lunfardo nasce come gergo della malavita, si espande alla città e diventa il dialetto del Rio Plata, da Baires a Montevideo, ricco di italianismi dialettali e di anagrammi linguistici, come la parlata al vesre (da revés=rovescio) in cui si cambia l’ordine delle sillabe, di solito mettendo l’ultima all’inizio della parola, come per esempio cafè che diventa  fèca.

A proposito del lunfardo, e del suo essere lingua,dialetto o gergo lo scrittore Jorge Luis Borges affermò:

Il Lunfardo, di fatto, è uno scherzo letterario inventato da scrittori di commedie di genere e compositori di tango…

 

Nella parlata quotidiane di Buenos Aires e Montevideo si continua ad usare, sebbene molte parole siano in realtà cadute in disuso o siano poco utilizzate, e in realtà sotto il nome di lunfardo oramai si tende a riunire ogni espressione dello slang cittadino, abbia avuto (o meno) origine nel lunfardo “storico”

Eccovi un piccolo dizionario!

Cafishio: Adattamento castigliano  del termine italiano “stoccafisso”; come sostantivo viene impiegato per denominare il ruffiano e come aggettivo può significare elegante.
Fiaca: viene da fiacca , pigrizia.
Mufa: da muffa . A Buenos Aires si usa per designare uno stato d’animo nel quale l’anima si ricopre di “mufa”. può significare anche noia o sfortuna.
Laburo: da “laburar” , adattamento dal dialetto del nord “lavurer, lavurar” che trova la sua origine dall’italiano lavorare.
Pelandrún: dalla forma dialettale pelandrone (sfaticato in italiano, haragán in castigliano).
Pasticho: dall’italiano pasticcio, per estensione imbroglio o confusione.
Esquifoso: dal italiano schifoso, “asqueroso” in spagnolo.
Atenti!: Esclamativo che significa “cuidado”, “Atención”. Molto simile all’italiano attenti!
Fachatosta: da facciatosta che tradotto letteralmente sarebbe “caradura”.
Afilar: dal dialetto italiano “filare” (corteggiare, ossia, “cortejar”).
Chau: del italiano “ciao” (“hola”, “adios”, “hasta pronto”, “hasta luego”) però è usato solo quando si prende commiato da una persona, e non quando la si incontra; gli argentini li incontriamo castigliani e li lasciamo italiani.
Chuca: de “ciucca” (borrachera).
Pibe: dal dialettale (genovese) che  apprendista, per estensione ragazzo
Mangiar: da mangiare, “comer” in castigliano.
Yiro: da giro, girare (in italiano la “g” di giro si pronuncia come la “y” di “ya” nel castigliano argentino); l’espressione verbale significa girare, deambulare per la strada. Come sostantivo (esclusivamente al maschile) si utilizza per designare le prostitute, soprattutto da quando “mina” perse il suo significato originale e acquistò il significato di moglie in generale.
Bachica: sostantivo e aggettivo che significa molto goloso/a e deriva dall’italiano “ciccia” che letteralmente significa carne.
Bochar: da bocciare (prorogare un esame) è l’equivalente del “bochar” castigliano che in italiano ha anche un accezione scolastica.
Capo: “jefe”
Contamuse: dal omonimo italiano, è un sostantivo per usato per indicare i bugiardi
Enyetar. dal dialetto napoletano “jettatura”, “jettatore”. Figura del immaginario collettivo che designa gli individui i cui poteri occulti hanno la capacità di trasmettere mala sorte.
Festichola: parola che si dice per designare una festa con eccessi di cibo e bibite. Dal italiano “festicciola”, fare una festicciola.