Boludo e Pelotudo sono due parole che sentirete spesso in bocca a un argentino.

Sebbene siano considerate volgari non sempre sono da considerare come un insulto Anzi, in origine, non erano ne volgari ne un insulto. qual è la loro storia?

Nel periodo dell’Indipendenza argentina in piena guerra con gli spagnoli, i “gauchos” che lottavano con i ribelli, non possedevano armi sofisticate e, per l’epoca, moderne come quelle dei loro nemici per cui ricorrevano a quelle che usavano ogni giorno  e con nobile abilità sapevano utilizzare.

boludos boludo

Erano quelle che usavano nelle faccende quotidiane del loro lavoro nei campi, e per difesa. Il facòn, un coltello di vitale importanza per il gaucho perché con esso cacciava gli animali, scuoiava e lavorava il cuoio e usava per difendersi da eventuali aggressioni o nelle risse. Lo trasformavano in una lancia legandolo in cima ad una canna di bambù, la tacuara, che dava il nome anche all’arma così creata.

A queste armi si aggiungevano le “Boleadoras” e le “pelotas“.

Boleadoras boludo

Quasi uguali, le prime, dette anche bolas erano due o tre pietre sferiche e rese lisce, a volte foderate con del cuoio, di un diametro di 10 cm circa. Queste pietre erano legate tra loro da corde di cuoio intrecciato o tendini di ñandú.

Le usavano principalmente per cacciare e a seconda del tipo di caccia la loro quantità o modo di essere legate poteva cambiare.

Le pelotas erano una variante più semplice, delle pietre più grandi con un intaglio che permetteva di legarle a una corda.

pelotas

Pelotas

Nella battaglie della guerra di indipendenza l’ordine in cui formavano le file di combattenti ribelli era la seguente:

I “pelotudos” in prima fila si esponevano coraggiosamente ad una morte certa con le loro grandi pietre, che usavano per colpire  i cavalli degli spagnoli affinchè il loro fantino cadesse.

In seconda fila c’erano i “lanceros” (lancieri) che con  le loro lance e facones  uccidevano i cavalieri caduti e i fanti.

I “Boludos” intervenivano dalla terza fila, con le loro boleadoras, per  finire il nemico ferito.

Boludo: da coraggioso a stupido

Fino a quasi la fine del ‘800 non ebbero quindi alcuna connotazione negativa, ma anzi, forse addirittura positiva, in quanto si riferiva a dei soldati coraggiosi, almeno per quelli in prima fila.

Verso il 1890 però un deputato della nazione, durante un animato dibattito relativo ad una controversa legge, disse che non si doveva essere come i “pelotudos“, cioè come quelli che si mettevano in gioco in prima fila, ma per finire ammazzati, stupidamente.

Era come dire che bisognava essere stupidi fino al punto di danneggiare se stessi, ed è così che alla prima accezione di “agguerrito” si aggiunse la seconda: essere stupidi.

Sebbene i boludos in realtà non fossero così stupidi da farsi ammazzare in prima fila, come i pelotudos, anche il loro appellativo prese un significato simile.

Si trasformò nel tempo in un pesante insulto, di quelli che potevano scatenare una rissa, e si perse il significato originale.

In tempi più recenti (dagli anni ’60 in poi) però entrambe le parole hanno iniziato ad essere usate come un intercalare neutrale, a volte addirittura affettuoso nel rivolgersi a un amico.

Così i giovani (in realtà anche quelli un po’ meno giovani) usano farcire i loro discorsi con entrambe le parole, qualche volta per riferirsi alla poca lucidità del loro interlocutore o di una terza persona, altre solo per richiamare l’attenzione (che Boludo!, un po’ come dire: Ehilà tu!) o per parlare uno sconosciuto, spesso per canzonare un amico che ha commesso una stupidaggine.

Sono diventate così le due parole più usate del lunfardo, lo slang cittadino di Buenos Aires.

Ma forse, in onore a quei coraggiosi guerrieri,si dovrebbe rivedere il modo con cui si usa questo vocabolo….