images (17)Per un italiano accettare di  bere il mate o matè (infuso simile al tè) può risultare un gesto strano, a volte imbarazzante dire  di si, oppure anche poco igienico.

Eppure il rito del mate ha una simbologia molto importante e forte per il popolo argentino, e tutti i paesi limitrofi che ne fanno uso: Cile, Paraguay, sud del Brasile.

Bere o “cebar” mate, non è soltanto un’ abitudine: è una dimostrazione di valori.

Il mate è un arbusto che cresce tra i bacini dei fiumi Paranà, Uruguay e Paraguay nella zona della Mesopotamia Argentina, confinante con i paesi di Paraguay e Brasile.

 

I gesuiti spagnoli  che arrivarono in quella zona negli anni dei conquistadores, appresero l’ abitudine di bere il mate dagli Indios  Guaranì, popolazione di quella zona. Con il tempo si diffuse come bibita tradizionale dei gauchos in Argentina, nei paesi sopra citati e lungo tutta la cordigliera delle Ande.

Per bere un buon mate bisogna avere a disposizione il recipiente adatto chiamato appunto, mate o “porongo”, una “bombilla” o cannuccia, l’ erba mate, che può essere secondo i gusti, con palo o senza palo, un recipiente dove scaldare l’ acqua ( in Argentina si usa un bollitore detto “pava”) e un recipiente termico dove mantenere l’ acqua calda per tutto il tempo della “mateada”( cioè la durata della bevuta del mate).

images (15)Il recipiente dove si mette la “yerba” ( l’ erba mate), può essere ricavato da una piccola zucca, oppure in legno di “palo santo”( albero tropicale della zona), oppure in metallo.

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Se si usa il recipiente di zucca o di legno per la prima volta bisogna “curarlo”. Ciò significa nel primo caso introdurre una brace accesa nell’ interno della zucca per bruciacchiare i peletti che ha al suo interno dopo essere svuotata. In seguito, per tutti i tipi di mate si deve riempire il recipiente d’ erba, aggiungere l’ acqua calda  e lasciare l’ infusione per un giorno intero. L’ indomani si svuota e si ripete l’ operazione per almeno altre  quattro o più volte fino a che l’ acqua che viene gettata via non sia di un colore verdastro. Questo serve anche a impregnare il recipiente dal sapore del mate ed eliminare altri sapori estranei.

images (18)La “bombilla” o cannuccia è quasi sempre di metallo. Un tempo era con il bocchino d’ oro, il quale al passare dell’ acqua si scaldava e, secondo la saggezza popolare, disinfettava e sterilizzava la bombilla al prossimo che dovesse bere da essa.

 

El “cebador” comincia il rito riempiendo il mate di erba, lo agita e  capovolge sulla mano per eliminare la polvere sottile della lavorazione. Dopo va versando al centro l’ acqua, che non deve mai bollire, e sempre nello stesso punto per rendere più morbide la foglie del mate e poter inserire la “bombilla”, che non deve essere assolutamente spostata.

images (14)Il primo mate lo beve il “cebador” aspirando il liquido fino alla fine facendo il suono caratteristico di quando si finisce di bere un liquido con la cannuccia, ed in questo caso, non viene considerato di cattivo gusto…Il rituale continua ed il cebador aggiunge dell’ acqua al mate e lo passa a chi è alla sua sinistra, il quale dopo averlo bevuto con il caratteristico suono finale, lo torna al cebador, che ripete il gesto offrendolo ad un terzo, quarto invitato e così via per ore fino a che l’ erba non diventa ” lavada”( slavata) e si vedono galleggiare le foglioline. A quel punto si estrae la cannuccia, si cambia l’ erba e si ricomincia.

 

Si può bere dolce o amaro, alcuni aggiungono una scorzetta di arancio o limone oppure un chicco di caffè per insaporire. Addirittura vendono “yerbas  saborizadas”, erba mate alla quale sono aggiunte altre erbe come tiglio, boldo, cedro.

Il mate viene usato per fare torte, gelati e altre delizie in cucina come pesce al forno e, udite udite… anche la pizza!

Recentemente è stato effettuato un concorso dove alcuni bravi gourmet argentini si sono sbizzarriti nell’ uso di questa foglia nella cucina.

Alessandro Fiorentin di appena 25 anni , il vincitore e chef presso un hotel in provincia di Formosa( nord del paese), ha ammesso che non è facile l’ inserimento di questo ingrediente in cucina perché delicata: diventa amara se si cucina troppo; brucia facilmente ed ha un sapore pungente nel naso.

 

Fin qui abbiamo spiegato la tecnica di bere il mate ed il suo uso in cucina. Ma dietro questo gesto c’è molto di più d’una abitudine, comespiega Lalo Mir, giornalista argentino: quando vai a trovare qualcuno, la seconda cosa che ti chiedono dopo ” ciao, Portal_del_Sur_Hostel_Buenos_Aires-Tardes_de_mateaccomodati” è ” vuoi un mate?.”

Il mate è una bevanda che unisce generazioni, si beve tra padri, figli e nipoti; tra chi è di ideologie diverse; si beve sempre, con crisi o senza; lo bevono le donne pettegole mentre sparlano, gli adolescenti mentre studiano, i preti e le suore e anche i presidenti. L’ha bevuto Papa Wojtyla, l’ attuale Papa Francesco non ne può fare a meno, ed è stato persino bevuto sulla cima dell’ Everest!

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Bere il mate ha un significato di valori molto importanti di fratellanza, amicizia, sincerità, condivisione, la solidarietà. E’ bere un mate slavato senza farlo notare perché la conversazione è interessante ( la conversazione,non il mate!); è il rispetto per i ritmi della conversazione: tu parli, io bevo e ascolto.

 

La sincerità per poter dire, ok, ora cambiamo la “yerba”.

E’ il gesto d’affetto nel chiedere se l’ acqua è troppo calda; la modestia di chi fa il miglior mate e tace; la generosità di dare fino alla fine; è l’ ospitalità dell’ invito; l’ obbligo di dire per lo meno grazie una volta al giorno; è la giustizia di “uno per uno”; il cameratismo fatto di momenti.

E’ l’ attitudine morale, leale  e schietta d’ incontrarsi senza altre pretese di condividere un mate, conclude Mir.

Un infuso, il mate che,  cari lettori ora lo sapete, non è solo un infuso.