E’ innegabile che i bar siano un simbolo della cultura argentina.

Alcuni sono emblematici e molti sono stati dichiarati patrimonio storico della città di Buenos Aires. Dai loro tavoli sono passati alcune delle personalità locali più importanti. Sedersi nello stesso posto in cui in altri momenti furono seduti Cortazar o Arlt è una esperienza impagabile. Perché in quei luoghi non hanno solo condiviso tazzine, posaceneri e idee da scambiare. In alcuni molti musicisti, poeti, intellettuali e scrittori che li frequentavano hanno incontrato le loro muse.

Alcuni di questi bar si distinguono per la la qualità, l’arredamento e il servizio. Ma tutti hanno una storia corposa e interessante, con alti e bassi, chiusure rischiate, ristrutturazione e tante altre vicissitudini.

Eccovi una lista di 10 bar storici che trovandosi in visita a Buenos Aires o vivendoci non si può tralasciare di visitare almeno una volta nella vita.

La Academia

Av. callao 368

La Academia

La Academia

Emerge nel pieno del tumulto sociale, nasce lo stesso anno delle prima dittatura militare in Argentina.

La Academia nacque insieme alla costruzione dell’obelisco. Fu luogo di ritrovo per la classe bohemienne porteña (NDT: Buenos Aires, città portuale: i suoi abitanti amano definirsi perciò porteños – si pronuncia portegnos – e per estensione ogni cosa cittadina prende questo nome). Ospitò il pubblico dei teatri vicini, assemblee politiche e riunioni anarchiche e comuniste (il comitato PC della capitale è a pochi metri da lì) e chiunque volesse gustare una buona tazza di caffè italiano. Uno dei segni particolari della sua identità sono i suoi biliardi: il rumore delle stecche è la colonna sonora del locale, che rimane aperto fino alle prime ore dell’alba. Fu punto di incontro per i malevos tangueros, i malfattori amanti del tango e Osvaldo Pugliese, famoso tanguero e dirigente comunista era un frequentatore assiduo de La Academia. Oggi è principalmente una attrazione turistica, anche se ressite uno zoccolo duro di fedeli clienti che non lo abbandona.

 

La Giralda

Av. Corrientes 1453

la giraldaLa nascita de La Giralda è quasi simultanea a quella di La Academia. In piena Avenida Corrientes, centro di spettacoli teatrali e simbolo della cultura locale, il caffè La Giralda si erge con tutta la sua tradizione. Bar famoso per le sue cioccolate con churros,  una delizia locale preparata originalmente in occasioni delle feste patriottiche.

Nel 1930 uno spagnolo, Francisco Garrido, inaugurò una stretta latteria, e sebbene successivamente La Giralda sia stata venduta, la tradizione della imperdibile cioccolata con churros rimase. Il bar rimaneva aperto 24 ore su 24

il chocolate con churros de La Giralda

il chocolate con churros de La Giralda

e soddisfava l’ansiosa voglia un caffè veloce, o di una chiaccherata tra amici, fossero impiegati della zona o turisti largueros (tiratardi) non importa.

Oggigiorno La Giralda sembra essersi fermata nel tempo: ha conservato il suo arredamento originale, perciò prendersi un caffè lì è quasi come fare un viaggio nel tempo. La Giralda è anche un simbolo culturale, poiché ospitò molti personaggi della controcultura porteña degli anni ’60, che se ne approfittavano dei suoi orari, a quei tempi insoliti, per lunghe discussioni di arte e letteratura.

El Banderín

Guardia Vieja 3601

el banderinQuesto piccolo caffè è nato alla fine degli anni ’20. Era in realtà una drogheria-bazar dove si poteva comprare di  tutto, ma c’era anche la somministrazione di bibite, per cui finì col trasformarsi in bar.

Mario, il suo titolare, era un tifoso del River Plate e la sua passione più grande era collezionare bandierine del club. Col trascorrere del tempo e dopo tantissime donazioni (la competitività tra tifosi imponeva che tutti volessero fosse presente la bandierina del proprio club) furono raccolte tantissime bandierine che diedero l’anima ed il nome al locale. Si dice che non ci sia squadra delle americhe o europea che non abbia la sua bandierina appesa in un qualche angolo del locale.

Alcuni dei clienti più importanti erano del ambiente calcistico, come Angel Firpo e Adolfo Pedernera. Tato Bores andava a prendersi il caffè latte e due de manteca (due brioche al burro) ogni mattina. Si racconta che ne El Banderin fu scattata la famosa foto di “richiesta di scuse” tra il “mortaio di Rufino” Bernabè Ferreira e il portiere del Independiente Fernando Bello, che gli parò un rigore il 15 aprile 1934, ma che ne ebbe i polsi fratturati per la potenza, svenendo per il dolore. Oggi il bar mantiene il suo stile classico, anche se modernizzato, è stato ingrandito ed ha pure la connessione WIFI!

 Los Angelitos

Av. Rivadavia 2100

29645_angelitos

Ci avviciniamo al quartiere once, e nonostante oggi mostri cartelli di una popolare bibita gassata e foto di ballerini di tango che gli danno un’aria più moderna, il Café de Los Angelitos (questo il suo nome completo) è uno dei bar più tradizionali di Buenos Aires.

Anche Carlos Gardel ne fu un frequentatore, ma ci passarono anche altri trovatori arrabeleros (di periferia) e grandi figure della politica argentina, come Juan B. Justo e Alfredo Palacios, il primo deputato socialista delle americhe.

Il caffè fi inaugurato verso la fine del secolo XIX, precisamente nel 1890, ma ebbe molti titolari, senza mai perdere la sua tradizione. Nel 1917 el produttore musicale Mauricio Goddart assunse il duo Gardel-Razzano, che subito dopo incise il disco cantar eterno.  Negli anni ’30 la letteratura si impadronì del locale con Carlos de la Pùa, autore di un classico della poesia in lunfardo (l’argot di Buenos Aires) la crencha engrasada,  e che promosse incontri di poeti tra i tavoli del caffè.

Per molto tempo il caffè de Los Angelitos rimase chiuso, murato e, oserei dire, quasi dimenticato. Per fortuna è tornato perché tutti se ne possa godere.

 Bar Británico

Defensa 1492

bar britanicoIl bar britanico è uno dei tesori porteños che per poco non si sono persi, come il Cafè de los Angelitos, perché come quest’ultimo, rimase chiuso per un certo periodo di tempo. Nel quartiere di San telmo il bar Britanico era un ritrovo per artisti bohemienne e stravaganti. Si dice che se Dalì fosse stato porteño avrebbe preso i suoi caffè qui, insieme ad altri personaggi che usavano i suoi tavoli come punto di riunione, dibattito e divertimento.

Il suo arredamento e atmosfera hanno resistito al passaggio del tempo e si mantiene intatto, come un campione della Buenos Aires che fu.

Il bar Britanico inizio come pulperia (una specie di negozio di alimentari e bar) dl nome la cosechera (la raccoglitrice, appunto!) negli anni ’20, ma finì col chiamarsi britanico perché i suoi clienti erano per la maggior parte dirigenti e impiegati delle ferrovie, tutti di origine inglese. I caffè sono molto buoni, ma come potrete immaginare, le specialità sono i tè.

 El Gato Negro

Av. Corrientes 1669

El-Gato-NegroSe si parla di tè, il miglior posto a buenos Aires dove bere il miglior tè (di foglie, niente bustine!) della città è El Gato Negro. Oltre ad essere un bar, è uno dei negozi a Buenos Aires dove si possono trovare le spezie esotiche più difficili da trovare. Un negozio piccolo ma affascinante, fondato nel 1928 da uno spagnolo sposato con una argentina e che decise di creare un negozio dove vendere le spezie necessarie per le ricette della cucina iberica. Da allora il locale si evolse e oggigiorno è anche un luogo di ritrovo per i fanatici della letteratura, che possono trascorrere ore rovistando tra gli incunabili delle librerie di libri usati che si trovano lungo la avenida Corrientes.

8c6d-gato-negro-xavier-verstraetenStranamente solo dal 1997 il bar ha dei tavoli dove sedersi: solo allora l’attuale titolare e nipote del fondatore, Jorge Crespo, decise di offrire alle persone che rimanevano ad ammirare come si macina il caffè un luogo per sedersi. Una tappa d’obbligo per chi visita Buenos Aires.

 

 Los 36 Billares

Av. de Mayo 1265

36 billares

Sulla avenida de mayo si trova los 36 billares, inaugurato alla fine del secolo XIX. Un bar classico, dalla tipica atmosfera ed estetica di allora e con venatura artistiche spagnole. Grandi finestroni di legno e tavoli antiche danno cuore al luogo, ma l’elemento più importante sono i suoi tavoli da biliardo. Ancora oggi i suoi frequentatori più assidui sono fanatici di questo sport, e lo visitano regolarmente per giocare partite con gli amici.
Non è certamente ad accesso ristretto, e chiunque voglia semplicemente prendersi un caffè mentre guarda le partite che si svolgono è il benvenuto. A dispetto del nome non ci sono mai stati 36 tavoli da biliardo (me lo confessò personalmente il titolare), affermando che “tanto sono molti, e nessuno si sarebbe mai messo a contarli.” Non si vive solo di biliardo, e infatti il bar fu luogo di ritrovo per scrittori importantissimi come Federico Garcia Lorca e Abelardo Arias.

 Café Tortoni

Av. de Mayo 825

tortoni

Fondato nel 1858 da un immigrato francese di nome Touan, che lo battezzò Tortoni alludendo ad un famoso caffè che in immigrante italiano aveva aperto a Parigi e che nel secolo XIX fu un centro di ritrovo per la cultura parigina. Il cafè Tortoni è un simbolo del tango e il pubblico fa ancora oggi lunghe ore di coda per poter godere dei suoi spettacoli di tango degustando un buon caffè.

La quantità di tanghi dedicati al Tortoni è incontabile. Di fatto questo bar esiste da ancora prima che fosse costruita la avenida de Mayo, fu necessario ristrutturarlo perché potesse sopravvivere alle vicende del cantiere. Sopravvisse uscendone ancora più forte e con una nuova facciata.

Il Tortoni è fondamentale anche per la storia letteraria di Buenos  Aires: agli inizi degli anni ’60 autori come Ricardo Piglia, Liliana Heker e Abelardo Castillo usarono i suoi tavoli per le loro riunioni, dalle quali nacquero riviste classiche come El escarabajo de oro e El grillo de papel. Ancora prima Carlos Gardel, simbolo massimo del tango, ne era stato un habitué: occupava di solito i tavoli dal lato destro, dalla parte della strada Rivadavia.

Altri habitué furono Jorge Luis Borges, Benito Quinquela Martìn, Alfonsina Storni, Juan de Dios Filiberto, Raul Gonzalez Tuñon e altri esponenti della cultura argentina.

Tralasciando la sua illustre storia, il suo valore artistico, patrimoniale o nostalgico, c’è un elemento che rende il Tortoni un luogo magico: rimane un bar eccellente dove poter gustare un caffè con amaretti.

 Las Violetas

Av. Rivadavia 3899

las violetas

 

Uno dei caffè più tradizionali di Buenos Aires. Si trova nel barrio (quartiere)  di Almagro, e le sue coordinate respirano tango, ma la sua atmosfera non è come quella di altri bar tangueros, trasuda invece eleganza e classe. La avenida Rivadavia, angolo Medrano, è la casa de Las Violetas dagli inizi del secolo XX. Sebbene a quei tempi i 4km che separano Almagro dal centro città potessero sembrlasvioletasare interminabili, Las Violetas fu arredato con tutta l’eleganza europea: marlas violetas internomi italiani, vetrate francesi e giganteschi lampadari dorati.
Las Violetas conserva ancora l’opulenza d’una volta e i suoi pasticcini sono la perdizione di molti. I sabati pomeriggio molte persone si ritrovano per prendere il tè e la coda è considerevole, ma nessuno ha problemi ad attendere l’occorrente per poter occupare un tavolo.

 La Biela

Av. Quintana 596

la-biela_633036La Biela è un bar a tema automobilistico che aprì le sue porte nel 1850. Si chiama così dal 1942 quando i titolari si accorsero che la clientela era composta principalmente da fanatici del automobilismo. Fu uno dei primi locali gastronomici ad aprire di fronte al cimitero de la Recoleta e Piazza Francia e anche se oggi ha moltissimi concorrenti, è ancora un simbolo delle passioni porteñas. I piloti automobilistici (pisteros, perchè calcavano le piste da corsa) della metà del secolo XX trovavano ne La Biela un luogo dove parlare del loro hobby masla bielasimo e i fierreros (da fierro, ferro, alludendo ai pezzi di motoriappassionati attendevano li per potersi scattare una foto con Froilàn Gonzalez o Juan Manuel Fangio. Le sue pareti furono decorate, nel corso degli anni, con elementi a tema automobilistico.

Negli anni ’60 cambiò il tipo di frequentatori, e si riempì di giovani artisti che esploravano l’arte POP.

 

Sono stato forse ingiusto lasciando fuori da questa lista bar come El Federal, il Bar o bar, angolo Homero Manzi, El General, El Globo e molti altri. Quello che è chiaro è che i bar definiscono Buenos Aires e molte altre cose.

Raccontava Astor Piazzolla che un pomeriggio piovoso stava camminando con Horacio Ferrer (l’autore delle parole di balada para un loco) un tantino depresso per le critiche che riceveva da tangueros  più tradizionali se la musica che faceva Piazzola potesse definirsi tango o “musica tradizionale di Buenos Aires” e Ferrer, dopo avergli buttato lì molte definizioni di ciò che lui intendeva per tango, gli disse: “guarda!”. Dietro le vetrine di un bar c’era una stupenda mora che leggeva un libro, e concluse: “Hai visto quello? Quello è Buenos Aires, quello è Tango!”