heli_vista_planetarioIl Planetario di Buenos Aires è una magnifica costruzione e spettacolare visita da non perdere se ci si trova in questa città.

Forse gli stessi argentini sono così abituati a vederlo incastonato nel paesaggio quotidiano che pochi colgono il suo vero nome, la storia della sua costruzione e dell’architetto a cui fu affidata.

La decisione di costruire un planetario per la città risale al 1958, anno in cui  Josè Luis Pena era consigliere e Aldo Cucca era invece segretario alla cultura.

I Lavori del Planetario Galileo Galilei iniziarono nel 1962 sotto la direzione dell’architetto Enrique Jan. Fu inaugurato nel il 20 dicembre 1966 sotto il mandato dell’allora sindaco Eugenio Schettini.

Intorno a questa costruzione esiste un aneddoto particolare che lega all’architetto Enrique Jan il libro Cronache Marziane di Ray Bradbury.

A raccontarcelo in un suo articolo è Gustavo Nielsen, a cui venne raccontato dall’architetto Manuel Net, direttore della biblioteca della Facoltà di Architettura dell’Università di Buenos Aires (UBA), il quale a sua volta ne venne a conoscenza grazie all’ingegnere Konstantin Jemzow.

Quando l’architetto Jan ricevette l’incarico per i lavori del Planetario, le sue prime bozze rappresentavano una semisfera appoggiata sopra un unica base centrale cilindrica dentro cui ci sarebbero state le scale e l’ascensore. I suoi colleghi lo presero per folle al vedere quegli schemi e così si sentì costretto a modificarli: prima provò a disegnarlo con quattro pilastri di cemento armato, come fosse un tavolo, e poi con la forma con cui lo conosciamo oggi, con tre pilastri.

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Nel 1960 Jan era un giovane architetto un po’ superstizioso e con una predilezione per la staticità del cemento armato, materiale innovativo, e per i triangoli sferici.

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Dopo alcuni anni gli domandarono perché avesse utilizzato la figura del triangolo equilatero come modulo per il disegno dell’intero edificio, lui diede una risposta mistica: ” Il triangolo racchiude in sé un principio simbolico dell’unità primordiale suggerendo l’accaduto dal momento della particella elementare fino allo sviluppo cosmico nel quale siamo immersi.”

Nell’estate del 1959 Jan aveva letto Le cronache Marziane in inglese, una prima edizione che le portò dagli Stati Uniti una amica. Lo stesso scrittore in un intervista radiofonica asseriva che la prima edizione di Cronache Marziane possedeva certi poteri speciali.

Divini, protettori, come se quella prima edizione fosse un libro magico.

L’edizione che possedeva Jan era del 1946 e per niente al mondo, tranne che per evitare una tragedia se ne sarebbe separato.

Nessuno capì mai cosa volle dire Ray Bradbury. Nessuno. Tranne Jan.

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Dall’inizio  degli scavi del Planetario, nel luglio del 1962, fino alla sua finalizzazione nel dicembre del 1964, trascorsero circa trenta mesi.

L’anneddoto di Net racconta che Jan tagliò il libro in tre parti il libro “miracoloso” e mise ciascuna in una scatola di metallo alle quali fece saldare un coperchio.

Dopo di ché le inserì nel cemento armato, una scatola per colonna. Alcuni operai presenti ne furono testimoni, ma all’ architetto non importò: il suo edificio sarebbe stato “protetto”.

Un altro aneddoto dice che Jan tagliò il libro con una ghigliottina nel verso della lunghezza.

Dopo trent’anni, nel 1997 Ray Bradbury arrivò in Argentina e chiese di far visita al Planetario in una lettera inviata  al direttore, il professore Antonio Cornejo.

Questo a sua volta inoltrò il desiderio dello scrittore al Governatore della città e così Ray Bradburry ebbe la sua visita guidata in pompa magna (anche se avrebbe desiderato qualcosa più informale).

Durante la visita si guardava attorno come se cercasse qualcosa e chiedendo alle maestranze per li spazzi creati nella costruzione tra le due cupole esistenti.

Lo scrittore di questo articolo, Gustavo Nielsen, partecipò con altri giovani scrittori argentini e del Sud America ad una cena in onore di Ray Bradburry.

Alla fine di questa quando tutti se ne andarono, il famoso scrittore si mise a cercare tra gli spazi delle due cupole l’unico esemplare ancora esistente della sua prima magica edizione di Cronache Marziane.

Non si hanno dati se alla fine sia stata trovata oppure no. Resta di fatto una storia fantastica quanto bella come quelle che lo stesso Bradburry scriveva.